(QUI la seconda parte aggiornata al 21 Marzo)
Oggi siamo tutti concentrati a parlare, talvolta a sproposito, dell’emergenza sanitaria in atto, ma ci dimentichiamo di soffermarci sui piccoli particolari che fanno la differenza e ci svelano qual è il livello di inadeguatezza di alcune figure istituzionali, nella fattispecie il sindaco Beppe Sala.
Sala, forte di un poderoso staff di comunicazione pagato da noi cittadini, cerca di districarsi in una giungla di critiche parlando in veste di influencer, cosa che possiamo ritenere accettabile da Fedez e la Ferragni, ma non da chi come Sala dovrebbe essere al timone di una nave che rischia di affondare e invece è sostanzialmente sparito dalla scena politica e soprattutto è manchevole nella sua funzione di sindaco. Un incarico per cui è stato eletto e per cui i milanesi gli pagano lo stipendio.
Il 22 febbraio su Facebook Sala scrive che molti gli chiedono di chiudere gli uffici pubblici e lui risponde “perché non gli stadi? o le aziende? o i negozi?”. Si smentirà da solo la sera stessa dichiarando che il Consiglio dei Ministri ha decretato la chiusura delle università e la sospensione della partita Inter-Sampdoria. Ma lui in qualità di sindaco di provvedimenti non ne prende e restano aperti mercati, trasporto pubblico, uffici pubblici. E tutti i luoghi di possibile contagio.
Nei giorni successivi Sala partirà con il suo tormentone “Milano non si ferma”, scippando una idea di alcuni imprenditori probabilmente a lui vicini visto che non hanno mai rivendicato pubblicamente la paternità di quello spot. In fondo chi vorrebbe mai rivendicare la paternità di un fallimento?
Il 26 febbraio ci tiene ad informarci di come trascorre il suo tempo libero tra telefonate con il cappello in mano ad esponenti del governo e i suoi soliti tour propagandistici presso alcune strutture del terzo settore (concretamente a cosa servano queste visite non si è ancora capito, visto che non c’è stato alcun salto qualitativo nell’erogazione dei servizi). Reitera le sue richieste di “apertura” dei musei, andando contro quello che il buon senso suggerirebbe.
Arrivano anche i primi solleciti di muoverMi a sospendere Area C, Area B e a interrompere la sosta a pagamento sulle strisce blu, ma vengono bellamente ignorati additando oscuri motivi di bilancio, ma il prode Sala sarà costretto a rimangiarsi tutto 15 giorni più tardi. Supponenza e inadeguatezza la fanno da padrone in questi maledetti 15 giorni di ritardo, in cui il nostro amato influencer si permette pure di ironizzare sui milanesi in gita in centro con Area C aperta.
L’attività del nostro sindaco part-time riprende il 2 marzo, quando inaspettatamente si concede al Consiglio Comunale, dove mancava da tempo immemorabile. Sempre via social si prodiga in una prolissa sbrodolata in cui si dichiara “sorpreso” dall’emergenza sanitaria (ma va? ndr) e afferma con forza la massima disponibilità alla collaborazione da parte del Comune. Parole che non corrispondono ai fatti: Area C è sempre in vigore, le multe proseguiranno ancora per una decina di giorni nonostante la cronica mancanza di parcheggi regolari obbligherà i milanesi costretti a casa ad arrangiarsi anche parcheggiando fuori ambito. Finché i social non lo sveglieranno dal suo torpore e si accorgerà della protesta che monta tra i cittadini e come al solito in netto ritardo, si rimangerà tutto quello che ha affermato in precedenza.
Sala parla (o straparla, dipende dai punti di vista) di comunicazione, di “essere preparati”, di telelavoro. Beh il telelavoro lui sì che sa cos’è: un migliaio di dipendenti pubblici del comune messi a telelavoro su circa 14.000 addetti. Lezione su come farsi bello con la salute degli altri, sostanzialmente senza prendere decisioni incisive. Però dice anche che “bisogna imparare”, anche se temiamo che ora che Sala imparerà a fare il sindaco di una città come Milano, sarà troppo tardi.
Nei giorni successivi Sala incassa i contributi dei privati (Yamamay e Pianoforte Holding, oltre ai non citati Esselunga e Giorgio Armani) a sostegno degli ospedali milanesi e lombardi e la sua giunta stanzia la mirabolante cifra di 0,70 centesimi pro-capite per la crisi Coronavirus. Attaccato in aula consigliare, sebbene assente come suo solito, non molla un centesimo e la giunta boccia tutti gli emendamenti dell’opposizione che chiedeva a gran voce stanziamenti ben più cospicui.
La vergogna Sala non sa cosa sia, infatti il 4 marzo prosegue la sua campagna mediatica (l’unica cosa che crede di saper fare decentemente) con una bella diretta web dagli uffici del Corriere della Sera. Video purtroppo non più disponibile. Meglio un dibattito via web che lavorare in aula, è ovvio e molto più facile ribattere a chi non può replicare e organizzare una bella claque mediatica a distanza che sudare in aula per rintuzzare i numerosi attacchi dell’opposizione.
Nei giorni successivi produrrà un video in inglese in cui elemosina una attenzione internazionale spiegando che la stampa ingigantisce il problema Coronavirus e che a Milano ci sono tante belle cose da fare e da vedere. Insomma minimizza, lui minimizza sempre, finché non viene messo spalle al muro dalla nuda e cruda realtà delle cose.
La vera chicca del Sala-pensiero e la prova provata della sua inettitudine arrivano il giorno 8 marzo, in cui il sindaco annuncia (sempre via Social) il suo dietrofront su tutto. Milanesi state a casa, si chiude tutto, ma i provvedimenti del Comune dovranno attendere ancora tre giorni per essere deliberati. In questo scenario surreale dobbiamo assistere ai centri sociali che si assembrano davanti alle carceri, che continuano (fino ai primi di marzo) ad offrire – a pagamento in elusione fiscale – aperitivi e cene mentre i decreti del governo impongono la chiusura dei bar alle 18, agli ausiliari della sosta che elevano contravvenzioni come se non ci fosse un domani, alla mancanza di ordinanze di chiusura dei mercati.
Siccome a tutto questo scempio non c’è mai fine e Sala “non ha la bacchetta magica” si predispone la sanificazione delle strade milanesi. 20 strade al giorno, sì avete letto bene: venti! In una città che conta più di 4500 strade, si procederà a sanificare quelle principali, con comodo, magari in centro, così i turisti possono tornare e i radical chic, ora rintanati nelle loro magioni di villeggiatura a Curma o a Santa, potranno tornare e godere di una Milano più sicura, più pulita, più disinfettata.
Mai che si riuscisse a disinfestare Milano dai parassiti della politica come Sala, da politicanti inventati dai partiti che non hanno meriti se non quelli di apparire, di farsi filmare in sketch divertenti con “Il milanese imbruttito”.
A Milano serve un Sindaco del fare, non un comico o un influencer, Sala dovrebbe dimettersi e riconsiderare le notevoli opportunità di carriera a Zelig e non in politica.
(QUI la seconda parte aggiornata al 21 Marzo)
Gian Piero Gallisai
il top raggiunto con il filmato nel quale leggiamo “facciamo i miracoli” per un sindaco che confonde gestione un ente pubblico come e’ il Comune con una qualunque azienda privata per chiudere il bilancio in attivo …. grazie per la cronistoria non dimentichiamo.
Simone S
Ha fatto suo quel video come una faina. È stato fatto da in associazione di ristoratori !
FRANCO PUGLIA
Una stroncatura irrecuperabile di un fantoccio che disonora la città. Un de profundis per quello che ormai e lo ex sindaco di Milano anche se formalmente ancora in carica.
Mario
Non é che Conte se la sia cavata meglio.
Barbara
Sono pienamente d ‘accordo sul fatto che il sindaco si sia comportato da irresponsabile! Milano se io fossi stata il sindaco avrei chiuso tutto il 23 febbraio! Giorno in cui io ho lasciato Milano prevedendo tutto quello che sarebbe successo!
Sala irresponsabile.
Per rimediare dovrebbe mettersi lui e tutta la giunta a costruire ospedale alla fiera.
Rd
Mandare a casa Sala e tutta la cricca giunta collaboratori consiglieri etc etc , dimenticavo a casa e senza stipendi paghette e soldini vari ..
Davide Sechi
Sala ha contribuito a rendere Milano la città organizzata che tutti conoscono oggi, o almeno fino all’altro ieri, con i servizi che funzionano, con un carico di eventi e di possibilità che la rendono viva e appetibile per chi abbia intenzione di investire. L’attuale situazione è da classificare come emergenza e, nonostante si sia scatenata la ricorsa a farsi belli urlando ai quattro venti “Cosa vi avevo detto?!”, ha sorpreso un po’ tutti, ma non solo i milanesi, il mondo intero. Eh ma si doveva chiudere tutto il 15 febbraio!!! Facile sostenerlo un mese dopo, un po’ più complesso se devi amministrare un comune e devi tener conto di migliaia di richieste ed esigenze di vario tipo. Date un’occhiata a quello che sta accadendo oltre confine, con passi indietro, avanti, dubbi, folli proposte darwiniane. E magari non sarebbe male se non si utilizzassero simili momenti per dare contro una parte politica che non ci sta simpatica
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Paolo
Peppe è capace a fare chiacchiere, propaganda e strumentalizzazione politica, ma è un incapace senza vergogna