Il MiMo Motorshow e l’ipocrisia green di Sala

mimo green

Ancora per qualche giorno sarà possibile ammirare nelle parti più in vista del centro di Milano gli stand allestiti per il MIMO – MILANO MONZA MOTOR SHOW 2021.
Essi sono stati collocati da piazza San Babila a piazza Castello, passando per piazza Duomo, corso Vittorio Emanuele e via Dante.

E’ senz’altro positivo che Milano ospiti una manifestazione del genere, che vede la partecipazione di tante case produttrici di auto, ma anche di moto che esponendo i loro prodotti più nuovi e all’avanguardia offrono un’ulteriore attrattiva a turisti e visitatori.
Notiamo che negli stand dominano di gran lunga i modelli di alta e altissima gamma, in particolare le auto sportive e supersportive. Si tratta spesso di auto del valore di molte centinaia di migliaia di euro, tanto che di notte è presente un nutrito numero di guardie private a tenere d’occhio gli stand.
Auto in gran parte destinate ad una ristrettissima elite, che la maggior parte della gente – noi inclusi – potrà al massimo ammirare.
Qualche auto più normale è presente, ma in gran parte si tratta di auto ibride o ibride plugin piuttosto esotiche. Di auto normali che potrebbe comprarsi un normale padre di famiglia, quelle che vediamo pubblicizzate in TV a 150 euro al mese, per intenderci, non ne abbiamo viste a parte la Fiat 500.
Dal punto di vista dei costruttori nulla da dire, perché è ragionevole che le aziende alle esposizioni di questo tipo, finalizzate a creare brand awareness, portino soprattutto prodotti d’avanguardia, se non prototipi e comunque sempre modelli che fanno sognare! L’auto di famiglia muove il mercato delle vendite, ma non fa brand, e comunque alcuni dei marchi esposti non hanno nemmeno quel tipo di auto in catalogo.

L’urlo della Bugatti Bolide da 1850cv

Quello che in realtà colpisce è la mancanza di coerenza dell’amministrazione Sala, che prima predica la mobilità dolce, l’uso della bicicletta e del monopattino, la pedonalizzazione di parti sempre maggiori della città (a cominciare dal centro), e poi concede l’uso delle vie e piazze più prestigiose di Milano come palcoscenico per la promozione di veicoli che rappresentano l’esatto opposto del mantra ecologista con cui ammorbano quotidianamente i cittadini. Auto da pochi chilometri con un litro di benzina, veri bolidi da pista che nelle strade a 30 all’ora promosse da Sala non riuscirebbero manco ad ingranare la prima, dotate di scarichi aperti rigorosamente omologati ma con quel rumore che ti fa venire i brividi di piacere. Tutto bellissimo (per noi), ma in stridente contrasto con le prediche quotidiane del duo Maran e Granelli.

La deduzione che viene spontaneo fare è che per Sala e i suoi l’avversione al mezzo a motore privato sia selettiva: ovvero sia rivolta solo verso le auto del cittadino medio, le nostre! Quando il mezzo privato a motore è invece un prodotto per pochi o pochissimi, allora è prestigioso, va esaltato e mostrato a tutti. La solita società dell’apparenza che si scontra con la vita quotidiana. Noi giustamente apprezziamo questi bolidi a quattro ruote, invidiamo anche un po’ chi può permetterseli, ma li guardiamo ammirati senza fare poi prediche e porre divieti al pensionato che usa la sua punto del 95, euro zero per fare poche centinaia di chilometri all’anno. Oppure al neopatentato che ha ricevuto “in eredità” la vecchia diesel euro 3 di mamma per fare esperienza alla guida. Questa è la realtà quotidiana milanese, non la Milano distopica di Sala in cui tutti sono alti, biondi ed atletici e inforcano biciclette da migliaia di euro come quelle con cui si fa fotografare il sindaco (sempre la stessa marca, ma sempre modelli diversi… ne avrà una collezione?)

E lo stesso vale per tutta la propaganda green che serve per giustificare i crescenti ostacoli creati all’uso dell’auto. La demonizzazione dell’auto vale solo per l’utilitaria e l’auto di famiglia, se si tratta di un veicolo che consuma enormemente di più e fornisce un servizio del tutto voluttuario, allora l’auto torna ad essere qualcosa che aggiunge prestigio alla città e che merita di godere di massima visibilità.
La realtà è che ancora una volta l’amministrazione Sala e le forze politiche che la sostengono hanno manifestato senza volerlo il loro sfrenato classismo stile ancien regime: l’auto, simbolo e strumento per eccellenza di libertà, non deve essere accessibile a tutti (in modo da permettere a più gente possibile la massima libertà di movimento), ma solo ad una ristretta elite economica, solo a coloro che possono permettersi di acquistare le fantasmagoriche auto esposte. Insomma la “crema” di Milano che circolerà con le Tesla nel municipio uno e avrà la Ferrari in un box privato fuori dalla zona “no carbon”. Tanto se poi va a divertirsi a Curma o a Santa, per dirla come l’imbruttito sponsorizzato da Sala, di certo non peggiorerà l’aria milanese come le vostre brutte e dozzinali utilitarie.

Il Milano-Monza Motorshow ha dimostrato empiricamente una tesi che sosteniamo da sempre: la sinistra ecochic non è contro l’auto, ma solo contro l’auto dei poveri, La sinistra di Sala è per una città esclusiva a misura di ricco (o di turista), che non ha necessità di andare al supermercato portandosi dietro nonna e pargoli. La Milano di Sala è per i novelli Briatore che possono sfoggiare i loro Rolex a bordo di superportive da milionari o, per i più modesti, di supercar elettriche da un centinaio di migliaia di euro.

Noi sosteniamo che la libertà di movimento vada garantita a tutti, non solo a pochi privilegiati. Demonizzare le auto normali e esaltare le top di gamma o le supercar pensiamo sia ipocrita e ingiusto, anche perché tutte le auto, di ogni cilindrata e foggia, sono pienamente legittime. Il loro utilizzo garantisce alla stragrande maggioranza della popolazione di Milano Città Metropolitana di far fronte in maniera più efficiente, più economica, più sicura e più comoda ai numerosi impegni della vita quotidiana. E, come abbiamo già dimostrato nell’articolo “Esame di realtà: l’automobile vince quasi sempre“, oggi l’auto e la moto restano i mezzi da preferire, senza dimenticare che l’apporto all’inquinamento milanese da parte del traffico privato è di bassa rilevanza, come è stato ampiamente dimostrato durante il lockdown.

Il classismo della sinistra radical-ecochic è rappresentato in pieno dallo stridente contrasto, in piazza Duomo, fra gli stand con le auto da sogno da una parte e i mini-taxi a pedali dall’altra: mobilità senza limite per pochi privilegiati, mobilità inefficiente, basata sulla fatica umana come nel secolo scorso o come nei paesi del terzo mondo dall’altra (però targata ECO, e quindi va bene).

Lo ribadiamo: Sala e la sinistra non odiano le auto, odiano le auto dei poveri.




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